Disabilità uditive

Introduzione

Uno dei fattori che ci permette di valutare l’efficacia dell’applicazione delle protesi è il residuo uditivo, ovvero quello che una persona sente naturalmente, e la cui valutazione tiene conto della perdita di udito sulle diverse tonalità.

La perdita può essere uniforme su tutte le frequenze (pantonale) o, in altri casi, essere maggiore sui toni gravi (es. vocali “o”, “u”) o acuti (es. “s” detta “aspra”, “f”).

Gli ausili possono essere individuali (amplificatori per il telefono, le sveglie, i sistemi luminosi ecc.) oppure ambientali (sistemi installati negli alberghi, nelle chiese, negli uffici pubblici ecc.)

Quando si usano le protesi

La protesi acustica può essere vista come un amplificatore che aumenta l’intensità del segnale ricevuto dal microfono, lo equalizza (aumentando i toni ove necessario) e lo emette tramite il ricevitore nel condotto uditivo.

L’impianto cocleare, invece, trasforma il segnale sonoro captato da un microfono in un impulso elettrico e lo invia alla coclea.

La fase di adattamento all’uso della protesi dura diversi mesi, con incontri settimanali con l’audioprotesista, che deve percepire il livello di tolleranza da parte del paziente e conoscere i risultati ottenuti nelle varie condizioni di utilizzo, come ad esempio in casa, per strada o in luoghi pubblici. Esiste inoltre una fase di adattamento alla nuova situazione di ascolto e l’amplificazione ottimale non viene fornita subito, bensì solo al 70% per non stressare il nervo acustico ed il sistema nervoso.

Il livello di personalizzazione della protesi può essere minimo, comprendendo solo l’amplificazione alle varie frequenze (toni), oppure, con l’aumento del costo, prevedere l’inserimento di programmi studiati per rispondere a diverse esigenze, dall’ascolto della musica, alle riunioni, al viaggiare in macchina, al cinema, alle conversazioni in altre lingue.

Non è sufficiente dire “non sento”, ma bisogna identificare, nelle varie situazioni, cosa non si sente, oppure quando un suono arriva distorto o con un grosso rumore di fondo.

Le protesi digitali di ultima generazione sono in grado di offrire programmi veramente sofisticati: dall’ archetto wifi”, che permette di trasferire il segnale ricevuto dalla protesi dell’orecchio che sente meno, alla protesi dell’orecchio che sente di più, all’attenuazione dinamica dei rumori dell’ambiente molto forti, concentrando la ricezione solo dei segnali che sono nelle vicinanze (ad esempio per la strada durante una conversazione).

Un aiuto dall’induzione magnetica

La maggior parte delle protesi acustiche sono predisposte per utilizzare l’induzione magnetica, un sistema che permette di isolare una fonte sonora dall’ambiente (es. una persona che parla al microfono, un televisore ecc.).

Per poter sfruttare l’induzione magnetica, la protesi deve prevedere un accessorio chiamato T-coil “bobina magnetica” (nelle protesi analogiche, non programmabili, si attiva posizionando l’interruttore sulla “T”)

Nella maggioranza delle protesi digitali di “alta fascia” è presente la bobina magnetica; in questo caso è necessario chiedere all’audioprotesista l’attivazione del programma che sfrutta il T-coil.

Autonomia e personalizzazione

Il tema della personalizzazione è strettamente legato alla tipologia di protesi dotate di programmi specifici in grado di rispondere al meglio alle necessità individuali anche in relazione alla specificità degli ambienti con cui ci si trova quotidianamente ad interagire. 

In generale si può dire che le protesi siano in grado di bilanciarsi in modo da permettere di isolare il segnale che interessa di più rispetto ai rumori provenienti dall’ambiente circostante.

 

 

 

 

 

PER ENTRAMBI I TEMI CI POSSIAMO POI LEGARE CON UN LINK AI CONTENUTI DEL 4 APRILE: AUDIO/SOTTOTITOLI + IMMAGINI/PRESENTAZIONE

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