Analisi del bisogno

 

l processo migratorio negli ultimi anni ha assunto, in tutta Europa, dimensioni ragguardevoli. Anche nel nostro paese, sopratutto nel Nord Ovest e nel Nord Est il fenomeno ha raggiunto una dimensione assai significativa. All’interno di questo andamento i minorenni, inizialmente in numero limitato, nel tempo hanno acquistato un peso sempre maggiore. In questo scenario la scuola dell’obbligo e quella secondaria di secondo grado devono rispondere a bisogni educativi complessi e in continuo mutamento; si trova di fronte ragazzi con difficoltà comunicative, con riferimenti culturali e religiosi diversi da quelli che hanno caratterizzato fino a poco tempo fa la società italiana, con famiglie per le quali l’inserimento scolastico dei loro figli rappresenta un progetto di vita preciso e l’occasione di promozione sociale e integrativa. In questo quadro l’esposizione ai rischi di dispersione scolastica da parte degli allievi figli di migranti risulta essere ben più elevata rispetto agli studenti italiani. Larga parte della popolazione straniera minore è ancora costituita da nuovi ingressi e ricongiungimenti familiari, il disagio quindi è reso più marcato dalla presenza di difficoltà linguistiche. A rendere gli immigrati ancora più fragili sono le condizioni economiche spesso più deboli delle famiglie e la mancata integrazione delle stesse nel tessuto sociale. Ciò si concretizza con ritiri sempre più numerosi, esiti negativi e ritardi, difficoltà a conseguire un diploma. E’ pur vero che le scuole negli ultimi anni si sono dotate di una serie di dispositivi e strumenti finalizzati ad una più efficace accoglienza degli stranieri, ci riferiamo in particolare a Protocolli d’accoglienza, alla creazione di laboratori linguistici e di sussidio allo studio. E’ comunque necessario affrontare il problema attraverso la costruzione di una cultura basata sulla corresponsabilità formativa e sulla progettazione e costruzione di reti interistituzionali che portino a:

- ridefinire i contenuti e i metodi educativi e didattici;

- potenziare la continuità fra i diversi contesti di apprendimento dei giovani;

- una maggiore attenzione alle identità e alla differenze;

- alla costruzione di progettazioni integrate

Nell’inserimento degli alunni figli di migranti nella scuola italiana, a disattendere fasi e tempi di acquisizione così come descritti, concorrono:

- la scarsa organizzazione della scuola rispetto a progettualità di corsi a lungo termine;

- la mancanza di una formazione glottodidattica diffusa tra gli insegnanti;

- una tendenza assimilatoria in quanto tutto avviene in italiano;

- l’implicita richiesta di raggiungere gli stessi livelli di competenza dei compagni italofoni, nel più breve tempo possibile;

- l’assenza di strumenti e criteri di valutazione delle competenze in ingresso, in itinere e finali.

Unitamente al flusso di minori figli di migranti che interessa l’Italia e quindi al contestuale inserimento nel sistema scolastico, si registra l’emersione del problema dell’integrazione scolastica dei disabili. Infatti, seppure in un quadro carente di informazioni precise e dettagliate, il fenomeno comincia ad assumere un profilo piuttosto preoccupante e spesso gli operatori della scuola agiscono in un contesto dove mancano specifici modelli di riferimento e si registra una carenza di strumenti per favorire una vera e propria integrazione scolastica. Inoltre, il più delle volte si riscontra la mancanza di una diagnosi precisa e l’assenza di un percorso verso l’autonomia, in rete con la famiglia, i servizi, la scuola, la società.

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